Grande plauso a “La grande magia” di Gabriele Russo

RECENSIONE – Debutta nella stagione 24/25 del Teatro Bellini lo spettacolo“La grande magia” fortemente voluta da Gabriele Russo. In sala come spettatore anche Tommaso De Filippo, figlio di Luca e nipote di Eduardo. Che il regista ringrazia per la fiducia accordata in questo adattamento davvero delicato, moderno e creativo. I ringraziamenti sono anche occasione per ricordare la ricorrenza del quarantesimo anno dalla sua scomparsa, che suscita un grande applauso spontaneo.

Era il 1948 ed Eduardo De Filippo presentò al suo pubblico “La grande magia” che purtroppo fu accolta con delusione e poca comprensione. Era percepita, per chi lo aveva seguito nelle precedenti opere, troppo cruda, contorta e soprattutto pirandelliana. Era un periodo di bugie latenti ed eleganti apparenze, ed era un seme che su quel terreno non poteva germogliare, per la verità che lanciava in faccia agli spettatori borghesi e per la crudezza di questa illusione. La trama, di questa commedia in tre atti, si sviluppava intorno al tradimento e raggiro di un ricco uomo impettito durante un soggiorno estivo presso una località termale. L’amante Mariano, in accordo con Marta, moglie del protagonista Calogero Di Spelta, organizza un inganno con il prestigiatore Otto Marvuglia per scappare insieme. Il giuoco dell’illusione gli farà credere che la moglie in realtà si trovi in una scatola e che, se solo lui avesse davvero creduto in lei, aprendola lei sarebbe ricomparsa. Ma lui è molto geloso, molto diffidente, e la certezza, che lei non l’abbia tradito non ce l’ha.

Questo “giuoco” di illusione durerà quattro anni. In questo tempo il prestigiatore, canaglia, approfitterà del Signor Di Spelta, in un tennis tra i due, che porterà a rendere sempre più grande questo giuoco. Ogni dubbio di lui sulla realtà che li circonda viene annullato dal mago impostore con una suggestione che conferma l’illusione. L’attore Natalino Balasso brilla nel ruolo di Calogero Di Spelta, soprattutto nel monologo del terzo atto, accompagnato in scena dall’attore Michele Di Mauro, nei panni di Marvuglia, con il quale si percepisce sintonia e complicità, che da’ forza al loro rapporto in scena.

Come anticipato nell’introduzione, l’adattamento di Gabriele Russo si offre moderno e ricco di creatività. La dimensione in cui viene calato lo spettatore è onirica, lenta e con colori tenui a tratti evanescenti. Merito delle luci di Pasquale Mari. La musica accompagna con ritmi a tratti ansiosi, costruita ad hoc da Antonio Della Ragione, collaborazione preziosa. La scena di Roberto Crea è significativa nel suo essere elementare. Riesce a rendere le tre diverse ambientazioni, del giardino dell’hotel, della casa di Marvuglia e della casa di Di Spelta, in modo definito e simbolico. Con cambi di scena e di costumi a vista, tramite transizioni di tempesta, con foliage e fiori soffiati per aria, e labili passaggi di personaggi.

I costumi di Giuseppe Avallone riescono a tratteggiare sapientemente l’animo dei personaggi. In particolare i due abiti di Sabrina Scuccimara, che interpreta Zaira la moglie di Marvuglia, straordinaria nell’abito da spettacolo ed ordinaria in quello per la spesa di casa. Il vestito indossato nel primo atto da Alice Spisa, che interpreta Marta Di Spelta, donna sottovalutata nel suo ardente desiderio di essere calcolata. Ed infine molto eloquente la vestaglia che Calogero indossa nell’ultimo atto a significare quanto in questa grande illusione, in questo grande gioco, non abbia più alcuna importanza l’apparire.

Molto convincenti gli attori in parte, oltre ai protagonisti già citati: in particolare Manuel Severino, nel ruolo del cameriere dell’hotel; Gennaro Di Biase, nel ruolo dell’amante Mariano e del Brigadiere nel secondo atto; Veronica D’Elia nel ruolo della giovane Amelia Recchia, triste schiaffo della realtà oltre l’illusione; e gli altri Anna Rita Vitolo (Signora Zampa); Christian Di Domenico (Arturo Recchia); Maria Laila Fernandez (Signora Marino); Alessio Piazza (Gervasio).

Nelle innovazioni di questo adattamento, sicuramente da citare, le licenze comiche negli scambi tra gli attori, come anche la conturbante scena tra Marta e Mariano, che si è scelto di posizionare proprio accanto a Calogero, sullo stesso sofà. L’illusione che viene proposta a Calogero Di Spelta non è altro che verità palesata. Quanto tempo prima lui aveva già chiuso sua moglie in una scatola? Da quanto non la considerava più compagna ma solo altra appendice di sua proprietà?! Si erano sposati e, finito il corteggiamento, era venuta a mancare ogni attenzione. Il tradimento è solo nel momento della fuga o già nelle attenzioni tra gli amanti scambiate, proprio sotto gli occhi di Di Spelta? “Il terzo occhio” potrà, tramite un’illusione, scoprire il “giuoco” della realtà. Come accade nel gioco di prestigio della sparizione del canarino in gabbia, il quale canta ignorando la sua infelicità. Sollevando il velo dell’illusione potrà sembrare sparito e invece si scoprirà effettiva vittima della stessa illusione. Adattamenti di questo livello riescono a dare valore al genio di Eduardo, contribuendo alla sua immortalità. Grande plauso a tutto il grandissimo lavoro che ha reso questa “Grande Magia”.