Venti anni: “Nakote Teatro e Natura” si racconta

INTERVISTA – L’associazione di promozione sociale “Nakote Teatro e Natura” si racconta in occasione del suo ventennale di attività. Scopriamo insieme la sua storia e tratti distintivi.

Il cuore di Nakote risiede nella vostra compagnia, che festeggia adesso venti anni di attività, vogliamo raccontare come si è giunti alla sua formazione?

Risponde Guido Primicile Carafa, attore e presidente di Nakote

Il faro della nostra formazione artistica è stato Carlo Formigoni, una persona straordinaria con una passione incommensurabile per il teatro. A febbraio di quest’anno ha deciso di farci un brutto scherzo, decidendo di andarsene. Aveva 90 anni, il Parkinson avanzava ed era difficile per la sua personalità giungere ad un compromesso. Lui, insieme alla moglie Iva (scomparsa nel 2018), è stato il primo a dedicarsi al teatro per ragazzi in Italia, con un metodo personalissimo da loro inventato, nel segno di Brecht e Bettelheim, ma totalmente impregnato della loro essenza ed anima. Tutto il teatro per l’infanzia in Italia è figlio loro. Teatro magico ed essenziale, didattico ma mai didascalico.

In occasione del ventennale, abbiamo deciso di organizzare una Master Class che si terrà nell’Oasi Astroni WWF sabato 26 ottobre. Festeggeremo così come sarebbe piaciuto a lui, con cose concrete. Proietteremo video con alcune sue interviste e ripercorreremo la sua vita ed il suo percorso artistico impressionante.

Lui era originario di Mantova, nel’57 si trasferì a Berlino, attratto dal teatro di Berthold Brecht. Lì diventò assistente ed attore al Berliner Ensemble. E proprio lì conoscerà Iva, suo grande amore, con la quale poi tornerà in Italia. Nel ’63 collabora come assistente ed attore con Franco Parenti al Teatro Stabile di Palermo. Dal ’69 al ’71 conduce al Teatro Stabile di Torino il “Corso di Formazione dell’attore” e successivamente, con parte di quegli attori, fonda a Milano, insieme ad Antonio Attisani ed Iva, il Teatro del Sole, lavorandoci per sette anni. Conclusa l’esperienza di Milano si dirigerà verso la Puglia, dal ’79 al ’81, dirige a Bari un corso per attori, dal quale scaturisce il Teatro Kismet. I suoi spettacoli viaggiano per tutta Europa: Salisburgo, Vienna, Monaco, Barcellona, Olympia, Urbino. In Puglia acquista una masseria a Cisternino, vicino Ostuni. Sull’aia costruisce un teatro con gradinate in pietra, un teatro meraviglioso ed un luogo davvero magico. Per trent’anni ha organizzato eventi e spettacoli, e tutti gli attori formati nel tempo, lo raggiungevano per mostrargli i loro lavori e per partecipare a, quelle che adesso verrebbero chiamate, residenze artistiche. Duravano mesi ma il tempo scorreva veloce, quando fai una cosa che ti piace, il tempo passa e ti diverti.

Aggiunge Renata Wrobel, attrice e moglie di Guido

Noi restavamo lì un mese e mezzo d’estate. Nella sua masseria c’erano molti trulli che ospitavano gli attori delle compagnie. Aveva un grande carisma, lui non voleva solo formare gli attori ma degli esseri umani migliori. Iniziavamo a provare alle otto del mattino e durava anche fino alla sera. Lui ci insegnava che per prima cosa si puliva il palcoscenico, tutti dovevamo saper fare tutto. È in quel momento che ho imparato ad avvolgere i cavi elettrici, a fissare le luci e montare le casse audio. Quando ci fermavamo per pranzo o cena, non esisteva che le donne facessero più degli uomini. Tutti facevano tutto. Il suo pubblico più importante erano i contadini della zona. Se loro capivano lo spettacolo, se gli piaceva, andava bene. Se qualcosa invece non era immediato il giorno dopo ci tagliava le battute e modificava il copione. Noi lì per lì ci innervosivamo ma poi quando vedevamo la reazione della prima capivamo che aveva ragione, che era l’essenza del suo teatro. La prima poi era sempre bellissima, i contadini portavano tanto cibo e bevande ed era una bellissima festa.

Noi siamo con Carlo dal 1992. Alla fine del 2011 ci fu la scissione della compagnia del Cerchio di Gesso a Foggia e Guido decise di tornare a Napoli, ma non abbiamo mai abbandonato Carlo. Un giorno lui vide Guido con indosso la maschera di Pulcinella. Eravamo da poco tornati da un laboratorio sulla Commedia dell’Arte e le maschere che avevamo seguito in Toscana. Lo guardò e disse che avremmo dovuto continuare con Pulcinella, l’abbiamo inserito in tutti i nostri spettacoli, è per noi un tratto distintivo. Le nostre bambine sono cresciute sul palcoscenico. Io ho fatto alcuni spettacoli con il pancione e si può dire che anche a due anni loro facevano qualcosa durante gli spettacoli (sorride). In quel periodo nacque Nakote era il 22 ottobre 2004.

Giungiamo quindi ad una forma definita per Nakote ed anche alla sua personalità ed identità. Teatro ma non solo giusto?

Risponde Elena Primicile Carafa, organizzatrice e responsabile dei progetti, sorella di Guido.

La forma dell’associazione culturale era la veste più idonea. Iniziammo subito a presentare i nostri spettacoli e iniziammo a lavorare con progetti per le scuole della zona. La Regione Campania ci chiese due produzioni per portare fuori regione la nostra cultura. Ed è lì che nacquero gli spettacoli “Andate e Ritorno” e “Pulcinella Don Giovanni”, con questi abbiamo girato tutta Italia, dieci regioni, ed i luoghi non erano sempre teatri ma anche centri sociali e scuole. Più avevamo contatti con i bambini nei laboratori e più ci rendevamo conto dell’importanze del teatro per coloro che avevano disabilità. Proprio questo ci portò a lavorare sempre più con persone adulte e bambini con fragilità. Il nostro approccio è molto empatico e ci sono classi in cui non distingui i più fragili dagli altri partecipanti. C’è un aneddoto che fa sorridere, eravamo con persone adulte con fragilità in un soggiorno estivo, sulla spiaggia si avvicinano delle persone vedendo che si muovevano con movimenti particolari chiedendogli cosa stessero facendo. Loro hanno risposto che erano teatranti. Questa cosa fa comprendere quanto un laboratorio possa essere identitario per loro.

Con l’avvento della Riforma del Terzo Settore per noi era fisiologica l’iscrizione a Registro come Associazione di Promozione Sociale. Abbiamo collaborato con il CSV Centro di Servizio per il Volontariato. Ogni anno loro organizzano un progetto che vuole avvicinare i ragazzi delle scuole superiori alle realtà in cui si svolge volontariato. Abbiamo fatto repliche bellissime davanti a 600 ragazzi, tutti in silenzio ed incantati. Molto belle anche le due rassegne di “Affabulazione” svolte per l’assessorato Cultura del Comune di Napoli, l’anno scorso e quest’anno del mese di settembre. Le abbiamo svolte nell’Oasi Astroni WWF, luogo di cui siamo tutti innamorati, un po’ perché abitiamo vicini e l’abbiamo sempre vissuta e poi perché lì abbiamo trovato la dimensione ideale per poter svolgere un teatro che permetta anche il contatto con la natura. Il direttore, Fabrizio Canonico, è un uomo lungimirante e sta attuando tantissimi progetti per promuovere quel luogo con rispetto della sua identità e nella sua sostenibilità. Siamo felici di poter anche noi contribuire. Tra i progetti c’è stato anche il posizionamento del Megafono di legno nel bosco, il quale permette la propagazione dei suoni dei musicisti nel bosco. Ha attratto molti artisti, non solo noi, e i concerti sono stati incantevoli.

Oltre l’identità si è consolidata anche la struttura della nostra associazione che, per la sua connotazione familiare, ricorda molto quella delle grandi famiglie di spettacolo napoletane (qui sorride), gli Scarpetta ad esempio, Guido e Renata recitano, io organizzo e le tre ragazze, nostre figlie suonano. Tutte hanno studiato al Conservatorio: Daria ha finito, Julia sta studiando alla specialistica e Martina ha iniziato adesso. Loro sono il futuro.

Parola adesso al futuro di Nakote, le ragazze. La scelta di approfondire lo studio della musica, l’essere attivi nella promozione sociale e la scelta dell’ambiente naturale per molti eventi e concerti.

Risponde Julia Primicile Carafa, musicista e figlia di Guido e Renata.

Per quanto riguarda la scelta di approfondire lo studio della musica, sicuramente c’è stata molta influenza dei nostri genitori per quanto il palcoscenico già facesse praticamente parte di casa nostra. Poi ovviamente con la formazione ti interfacci con tanti maestri ed è una strada in cui c’è sempre da imparare. Io non riesco ad immaginare la mia vita senza musica, credo che sia un po’ una vocazione, non una scelta. Io non saprei fare altro. Sicuramente noi adesso abbiamo più consapevolezza di quello che facciamo, rispetto a prima. Il fatto poi di confrontarci con persone con fragilità ci permette di capire che l’arte può essere un ponte meraviglioso che crea relazione. Poi ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante fare rete con altre realtà, gli scambi sono davvero importanti ed interessanti. Fare rete sul territorio è importante. Anche con altre regioni, e perché no, anche fuori Italia. Pulcinella appartiene al folk di tutti i popoli, è condivisibile ovunque. I nostri genitori poi ci hanno dato una visione molto ampia.

Siamo tutte abbastanza versatili tra recitazione, musica e canto. Ci hanno insegnato che imparare più cose arricchisce, accendendo in noi una curiosità ardente. Rispetto alla realizzazione degli eventi in natura, per me è un ritorno alle origini, stare nella natura e riconnettersi con essa. Tutte le arti sono una copia, nella danza ci sono molti passi che si vedono nei corteggiamenti degli uccelli, il canto e la musica mimano quel che riescono a fare gli uccelli e gli animali. Siamo felici di avvicinare gli spettatori a questa dimensione e soprattutto del fatto che se ne rendano conto entusiasti.

Quando avete sentito, come aneddoto, che il vostro lavoro in un laboratorio o spettacolo era stato importante?

Risponde Daria Tehrani, musicista e figlia di Elena.

Per me ieri personalmente (mentre lo dice sorridono tutte). Negli anni noi abbiamo sempre lavorato affiancate da figure più grandi, operatori del settore e psicologi. Eravamo più un tramite. Invece nell’ultimo laboratorio c’è stato un rapporto a tu per tu e abbiamo vissuto il tutto in maniera più ravvicinata. Più hai a che fare con persone fragili e più cadono i muri dei preconcetti. Ieri ho avuto la percezione di fare una cosa davvero utile. Si è creato un momento in cui suonavamo cose semplicissime ma, per l’atmosfera che si era creata, sembrava stessimo facendo Jimi Hendrix! Eravamo tutti sulla stessa onda emotiva e alla conclusione li ho visti tutti più felici. Ho avuto la sensazione che sarebbero tornati a casa più leggeri e che il laboratorio era stato utile per questo. Essendo noi abbastanza giovani, imparare ad interfacciarsi con un adulto di sessant’anni con fragilità ti fa porre dei quesiti, fa strano pensare che io più giovane possa insegnare qualcosa a lui, e invece sono solo preconcetti. Se si riesce ad arrivare a quel momento di scambio, non c’è più un rapporto di docenza ma assolutamente si livellano quelle distanze, capendo che si sta solo facendo una cosa insieme, bellissima. Ti fa capire quanto siamo uguali, nonostante i disagi e le fragilità, siamo solo umani. Loro hanno molti meno pregiudizi, la loro visione spesso è molto elementare in un senso positivo.

 

Ora che abbiamo approfondito la storia e i tratti distintivi di questa realtà, assolutamente non si potranno perdere i loro prossimi appuntamenti. In particolare ricordiamo l’appuntamento evento della Master Class “Il teatro, strumento di trasformazione sociale e personale e sue applicazioni” che si terrà sabato 26 ottobre presso Oasi Astroni WWF. Prenotazione obbligatoria tramite e-mail all’indirizzo infonakote@libero.it