Al Teatro Tram in scena Viola Di Caprio con “Burla”

NAPOLI – Al Teatro Tram, dal 17 al 19 novembre, torna in scena Viola Di Caprio con un nuovo monologo, “Burla”, di cui è autrice, regista e interprete. Lo spettacolo fa parte di uno dei focus che la sala di Port’Alba ha lanciato per la stagione appena iniziata, intitolato “Le cose come stanno”, nel quale rientrano i monologhi che raccontano il presente con uno sguardo lucido e ironico.

Burla” è la storia di una spogliarellista allo specchio, che si interroga su temi quali, tra gli altri, la libertà, la maternità, la solidarietà e la politica mentre parla, in camerino, con le sue cinque colleghe. A dipingere il carattere degli altri personaggi è sempre l’unica attrice in scena attraverso ‘dialoghi’ che facilitano il progredire del racconto. Un tentativo ben riuscito di contaminare il genere ‘monologo teatrale’ con la stand-up comedy, che ha più dimestichezza con l’osar dire: è un gioco, una ricerca della comicità al femminile.

La protagonista, Ortensia, è una spogliarellista pigra, veterofemminista, over quaranta. È in camerino, con le sue colleghe: Lucia, la senior retrograda; Chicca, la ventenne; Eleonora, ex danzatrice contemporanea; Rosa, la sposina; Laura, l’eterna afflitta. Con loro il ricordo di Amalia, ex collega, ormai mamma a tempo pieno. Per ognuno dei temi trattati, Ortensia cerca di monopolizzare il discorso, per distoglierlo dall’incombente addio al nubilato di Rosa. Propone la sua visione della vita e dell’essere donna senza un uomo. E un ammasso di contraddizioni e interrogativi si fa strada in modo ironico e leggero. Ognuna ha la sua ricetta, ognuna un diverso modo di zuccherare il caffè…

Burla è il mio terzo spettacolo ‘in solitaria’. Non avevo mai considerato la possibilità di avventurarmi in una scrittura, regia ed interpretazione di uno spettacolo, finché non ho capito che era l’unica via per dire liberamente ciò che volevo e mettermi davvero alla provaspiega Viola Di Caprio -. Vivo in un mondo di donne di cui volevo parlare, trasfigurandolo e giocandoci, e il racconto teatrale me lo ha permesso. Ho creato un personaggio imprigionato dalle aspettative sul suo corpo, pertanto ho scelto la spogliarellista per renderlo in modo grossolano, perché tale è l’ansia sull’immagine del corpo che le donne vivono e subiscono. Ho immaginato un gineceo di chiacchiere e condizionamenti ma anche di solidarietà e confronto, come spesso sono le relazioni segrete e confidenziali femminili, che ho calato facilmente nel camerino del locale di strip. Ho inventato una storia banale, di imminente matrimonio di uno dei personaggi, per poter far venire fuori la lotta tra la paura della solitudine e l’esigenza di autonomia, che in realtà accomuna sia gli uomini che le donne ma che, a mio avviso, ha costi più elevati per queste ultime”.

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