RECENSIONE – Nella bellissima cornice del Teatro Grande di Pompei, suggestivo teatro di origine romana, è andata in scena sabato 1° luglio e domenica 2 luglio, “Medea”.
La celebre tragedia del drammaturgo greco Euripide, andata in scena per la prima volta ad Atene, alle Grandi Dionisie del 431 a.C., arriva qui con la regia di Federico Tiezzi (già fattosi apprezzare a Pompei 2 anni fa con “Il Purgatorio) e la bravissima Laura Marinoni ad interpretare magistralmente la protagonista.
Il risultato è un dramma antico e contemporaneo allo stesso tempo. Medea è una donna forte e, nella sua sventura, la donna moderna riesce ad immedesimarsi, percependo, durante la messa in scena, tutto il dolore e l’angoscia derivante dal tradimento. La protagonista diventa il vessillo delle donne tradite dai loro uomini, un tradimento così passionale da portarla a vendicarsi perpetrando il delitto più tragico per una madre: uccidere i propri figli.
Durante tutta la rappresentazione lo spettatore è immerso in una miriade di simboli. L’utilizzo delle maschere, nelle prime scene, attraverso il richiamo al mondo animale e alle musiche quasi tribali ed esoteriche caratterizza in maniera incisiva l’identità dei personaggi. Identità marcata ancor di più dai contrasti che vengono creati attraverso l’utilizzo dei colori. Come su di una tavolozza, i colori rimangono perfettamente separati, rappresentando perfettamente le “fazioni” dei vari personaggi.
Il più evidente è sicuramente la netta contrapposizione tra il bianco candore di Egeo, unico uomo pronto ad accogliere Medea, e tutti gli altri protagonisti maschili che con i loro abiti cupi e borghesi respingono la donna senza un minimo di compassione.
Gli immediati sold out e le reazioni del pubblico non lasciano adito a dubbi sulla convincente prova che ne viene fuori.Ottimo il cast artistico, sempre puntuali le musiche di Silvia Colasanti, una certezza la regia di Federico Tiezzi.