RECENSIONE – Di scena fino al 12 marzo al Teatro Mercadante di Napoli, il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, sorprende ed emoziona, in uno spettacolo in unico atto della durata di due ore, nella versione adattata da Arturo Cirillo.
L’opera viene interpretata e diretta dallo stesso (bravissimo) Cirillo, accompagnato in scena da Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini. Il regista riprende la storia del famosissimo e sfortunato trio d’amore formato dal cadetto e poeta guascone Cyrano, che vede ostacolati i suoi sogni d’amore dal suo lunghissimo naso, dalla bella e ambita Rossana, sua cugina, e dal giovane Cristiano.
Lo spettacolo ripercorre le vicissitudini secentesche dei protagonisti ammantandole di modernità, ben portate sul palco da un cambio di scene frenetico, accompagnate dalle musiche originali di Federico Odling. A fare da quinte dei drappi di seta che rendono l’atmosfera magica, con trasformazioni repentine di personaggi, di costumi e di ambientazioni con l’aiuto di una piattaforma girevole che rende il tutto coinvolgente e dinamico allo stesso tempo.
Interessante notare le citazioni e i rimandi a Pinocchio: ad un certo punto lo spettatore riconosce nel nasuto protagonista l’animo di Pinocchio, in Rossana la Fata Turchina e nell’ex pasticciere Raguenau il Grillo Parlante.
La genesi dell’opera è molto personale, come racconta il regista «Andare con il ricordo ad un musical da me visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama, è stato il primo moto di questo nostro nuovo spettacolo. Il musical in questione era il Cyrano tratto dalla celeberrima commedia di Rostand, a sua volta ispirata ad un personaggio storicamente vissuto, coetaneo del mio amato Molière. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena.
Lo spettacolo che almeno trentacinque anni dopo porto in scena non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuandone più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica, con delle rielaborazioni di quelle musiche, ma anche con elaborazioni di altre musiche, da Édith Piaf a Fiorenzo Carpi.
Un teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano attraverso non solo le parole ma anche le note, che a volte fanno ancora di più smuovere i cuori, e riportarmi a quella vocazione teatrale, che è nata anche grazie al dramma musicale di un uomo che si considerava brutto e non degno d’essere amato. Un uomo, o un personaggio, in fondo salvato dal teatro, ora che il teatro ha più che mai bisogno di essere salvato».