NAPOLI – Al Teatro Sannazaro, il 19 gennaio, in scena Alexander Gadjiev, il pianista che proprio negli ultimi giorni ha ricevuto un importante riconoscimento dalla rivista Gramophone.
Alexander Gadjiev deve una naturale capacità di assorbire, elaborare e rivisitare stili e linguaggi musicali diversi in parte alla sua famiglia (madre e padre entrambi didatti e musicisti) e in parte alla sua città d’origine, Gorizia, naturale crocevia di popoli, culture, lingue. Fattori che hanno entrambi avuto una influenza determinante, tra cui il suo essere poliglotta: parla 5 lingue Italiano, Sloveno, Inglese, Tedesco, Russo. È ambasciatore culturale per “Gorizia – European Capital of Culture 2025”.
Seguendo gli insegnamenti del padre Siavush , noto didatta russo, Alexander si esibisce per la prima volta con orchestra a 9 anni e tiene il primo recital solistico a 10. Si diploma a 17 anni con il massimo dei voti, la lode e menzione speciale. Questo gli consente di partecipare al Premio Venezia – concorso riservato ai migliori diplomati d’Italia – e di vincerne la XXX edizione. Nel 2015 a soli vent’anni, al 9° Concorso Pianistico Internazionale di Hamamatsu– uno dei dieci concorsi pianistici più prestigiosi al mondo – la giuria composta, tra gli altri, da Martha Argerich, Akiko Ebi, Sergey Babayan, lo decreta vincitore assoluto. Le sue esecuzioni incantano Hamamatsu: vince anche il premio del pubblico.
Nel 2021, vince il secondo premio e il premio speciale Krystian Zimerman (per la miglior esecuzione di una Sonata) al XVIII Concorso Chopin di Varsavia.Racconta Gadjiev in un’intervista : «Dopo il Concorso Chopin – un’esperienza così ricca che ti cambia la vita – credo non ci sia nient’altro che si possa voler tentare. Quindi la mia attività concorsistica si chiude qui. È stata la mia ultima esperienza, ed effettivamente mi ha cambiato. In realtà per me non c’è differenza dal punto di vista dell’esecuzione in concerto o durante un concorso; tuttavia, il modo in cui le due esperienze vengono vissute effettivamente è diverso. Quello del concorso è un mondo particolare, un momento in cui ci si mette alla prova. È un’atmosfera non tanto di libertà e di ricerca, quanto di grande concentrazione, di raccoglimento delle proprie energie e culmine del proprio percorso. Quello del concerto è un momento anche di dono, di comunione, cui ci si approccia anche con una certa curiosità, perché c’è sempre un fattore di incertezza che dipende dal pubblico, dalla propria giornata, da come ci si sente. In un concorso, invece, si tenta di essere al massimo e nient’altro».
In programma 6 Preludi di Chopin e la Fantasia op. 17 di Schumann, vertici della sperimentazione pianistica romantica e l’esplorazione delle possibilità timbriche del pianoforte attraverso due Studi ed un Preludio di Debussy. Chiude il concerto il monumentale “Quadri di un’esposizione” di Musorgskij, un “unicum” nel contesto del proprio tempo, nato per “illustrare” musicalmente un’esposizione postuma di dipinti e disegni dell’amico Victor Hartmann, al quale lo accomunava l’aspirazione a realizzare un’arte legata alle più profonde radici culturali della Russia, al suo folklore e alle sue tradizioni, sottraendosi quanto più possibile alle influenze europee.
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