DIETRO LE QUINTE
Annamaria Morelli, scenografa costumista diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Settant’anni di cui cinquanta trascorsi dietro le quinte dei più grandi palcoscenici italiani. Straordinaria donna napoletana animata da una forte passione per l’arte, il disegno e il teatro.
Ha firmato fino ad oggi più di duecento spettacoli conquistando numerosi premi, immaginando scenografie e disegnando costumi instancabilmente per teatro, cinema e televisione.
Nel 2011 ha pubblicato una monografia illustrata sulla sua esperienza a teatro intitolata “Costumi e scenografie”.
«è un libro in cui sono presenti molte fotografie e testimonianze affettuose di personaggi che hanno collaborato con me, per citarne alcune quelle di Carla Fracci, Renato Carpentieri, Roberto De Simone e Beppe Menegatti. Il libro lo ha curato Franco Mancini che è stato il mio Professore di scenografia quando studiavo all’Accademia di Belle Arti. Ho voluto lasciare un ricordo. Un giorno mi sono trovata a casa con tutti questi bozzetti e ho avvertito il desiderio di mettere un punto in vita e racchiudere parte della mia esperienza».
Di molti spettacoli ha curato sia scene che costumi…
Si un’enormità e in quei casi il lavoro diventava enorme.
«La progettazione di scenografia, per i teatri lirici in particolare, implicava grandi responsabilità.
Diventavo coordinatore di diversi segmenti quali falegnameria, fucina del fabbro, sartoria e attrezzerie.
Mi ritrovavo fuori dal mondo da quando iniziavo a lavorare con il regista fino alla sera della prima. Se alla prima non c’erano problemi, potevo tirare un respiro di sollievo e chiudere la prestazione. Non si mangiava e non si dormiva, alcuni lavori sono stati davvero monumentali, per citarne uno “Romeo e Giulietta” alle Terme di Caracalla con trecento costumi. Il momento in cui si chiude il sipario e parte l’applauso resta il più bello. è pura felicità capire che è andato tutto bene. è un mestiere faticoso, lo si può fare solo se lo si ama».
Lei è protagonista con scene e costumi praticamente quanto gli attori principali.
«Io sono là. Ho visto tutti i miei spettacoli, la sera della prima, da dietro le quinte. E’ quasi un rito. Lo spettacolo vero è lì dietro e la gente non lo sa. I cambi costume, i macchinisti che fanno funzionare la scena e sarti che corrono da una parte all’altra. Una volta una sartoria mi aveva consegnato dei costumi molto fragili che praticamente si scucivano di continuo. Dietro le quinte c’erano i sarti pronti con l’ago, appena i danzatori uscivano di scena stavano lì a ritoccare. E’ sempre emozionante stare accanto al regista ed appurare che tutto è andato come noi volevamo. Tutti i pezzi del puzzle al giusto posto».
Sicuramente è stato determinante il suo carattere. Quanto pensa che abbia inciso nel coordinamento e nel lavoro di squadra?
«Mi sono sempre divertita tanto e di riflesso l’atmosfera giocosa ha sempre aiutato molto il mio staff. In secondo luogo ho sempre curato molto il rapporto con gli attori in modo che fossero sempre contenti e a loro agio nei costumi. Poi sono stata sempre molto puntuale e precisa, questo modo d’essere mi ha sempre agevolato».
Ci parla del momento della creazione dei suoi costumi?
«è un lavoro complesso, non si tratta solo dei costumi, c’è da curare tutto, dal trucco alle calzature. Si parte dai corpi reali e c’è da comprendere la gestualità di quel particolare personaggio. Un costume deve essere bello e comodo, per la danza è indispensabile ma anche per la prosa. Un attore deve sentirsi a suo agio anche da fermo».
Ha mai pensato di lasciare Napoli?
«Se l’avessi fatto forse avrei vissuto una carriera migliore ma io a Napoli lavoravo tantissimo, non avevo proprio il tempo di pensare di andarmene. Ho vissuto degli anni in cui il teatro era molto ricco e non stavo mai senza lavoro. Probabilmente se adesso fossi giovane me ne sarei già andata da questa città».
La passione ha reso la sua vita straordinaria
«La mia passione è il disegno, è sempre stato un grande amore. Ho insegnato per diversi anni discipline pittoriche al liceo artistico ed il teatro è sempre stato presente. Sono stata fortunata, io aspiravo ad essere docente e ad essere nel teatro ed ho fatto entrambe le cose. Credo che riuscire a fare ciò che ti piace sia un privilegio».
di Sara Borriello