NAPOLI – Dopo mesi di rinvii e polemiche, da gennaio 2020 assumerà l’incarico di direttore del Teatro Stabile di Napoli il regista e scrittore siciliano Roberto Andò. Sarà affiancato da Mimmo Basso, storica presenza al Mercadante, come profilo più organizzativo e manageriale. Verranno quindi distinte le due funzioni di manager e direttore artistico che al momento sono accorpate nel ruolo di direttore unico. Luca De Fusco, direttore da sette anni dello Stabile, resterà nelle sue funzioni fino al prossimo 31 dicembre.
Su proposta del Presidente Filippo Patroni Griffi, il Consiglio di amministrazione del Teatro Stabile di Napoli, che ricordiamo essere anche Teatro Nazionale, ha conferito l’incarico all’unanimità dei voti. Filippo Patroni Griffi ha espresso «le più vive felicitazioni a Andò, figura eccellente dalla scena culturale italiana che – dichiara – saprà proseguire e sviluppare l’ottimo lavoro tracciato da De Fusco». La formazione di Andò ha radici nella letteratura e nel cinema, dove è stato assistente di Francesco Rosi (che considera il suo maestro), Federico Fellini e Francis Ford Coppola.
Roberto Andò, 60 anni, regista, sceneggiatore e scrittore. Affermatosi come regista negli anni Novanta nel cinema quanto nel teatro, ha una chiara predilezione per le atmosfere ambigue, metafisiche da un lato e dai risvolti noir e psicanalitici, dall’altro. Abile costruttore di climi rarefatti, ma solidamente inscritti nell’intrigo narrativo e nella suspense psicologica.
Dopo aver intrapreso studi di filosofia, ha effettuato il suo apprendistato nel cinema tra Roma e la sua Sicilia. Qui l’incontro con un mentore come L. Sciascia è stato decisivo. Accanto a lui, Andò ha affinato la sua visione del mondo, della società, dell’uomo, e anche di quella ‘metafora’ che è l’isola natia, microcosmo e punto di osservazione spesso presente nel suo lavoro, coniugando l’esplorazione delle sue radici culturali con un più ampio respiro intellettuale di matrice europea, che si riflette anche nella scelta di cast, e spesso di ambientazioni, internazionali per i suoi film. Tuttavia la frequentazione come aiuto-regista dei set di grandi del cinema americano, come Cimino e Coppola, o italiano, come Fellini e Rosi (di cui è diventato amico e cui ha dedicato nel 2002 un ritratto filmato, Il cineasta e il labirinto, che si è aggiunto ad altri lavori video dedicati ad artisti quali R. Wilson o H. Pinter, nel 1994 e nel 1998), ha certamente contribuito allo sviluppo della particolare visione che sottende i suoi lavori, in cui con abilità intreccia il realismo con un forte senso del mistero e del fantastico. Significative sono nei suoi film le allusioni letterarie a lui congeniali. L’attività teatrale si è negli anni divisa tra prosa e lirica, affrontando testi di scrittori del Novecento e contemporanei come J. Genet, Pinter, M. Crimp, Y. Reza, T. Ben Jelloun, P. Auster, E. Canetti, Calvino, A. Zanzotto, L. Piccolo, A.M. Ortese, oppure costruendo drammaturgie ispirate a scrittori siciliani come Sciascia o Consolo, o a compositori come A. Webern, collaborando con musicisti, attori, artisti come N. Sani, D. Abbado, M. Ovadia, F. Pennisi, G. Sollima, M. Betta o mettendo in scena grandi opere di Mozart, Wagner, Rossini, Ravel, Bartók. Da tutto ciò è emersa la vocazione poliedrica e la raffinatezza culturale di Andò, che si è andata traducendo in varie forme, tutte accomunate dalla riflessione intellettuale e dagli interrogativi civili e filosofici.