La “Rivelazione” atipica de “Lo zompo” di Rosario Palazzolo al Tram

“Lo zompo” è lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Rosario Palazzolo, in scena al Tram Teatro Ricerca Arte Musica dal 15 al 18 novembre. Prima parte di una quadrilogia intitolata “Santa Samantha Vs – sciagura in quattro mosse”, il monologo del professore di matematica Nunzio Pomara ha colpito lo spettatore innanzitutto per quel gioco metateatrale che lo ha reso spettatore della scena oltre che attore, coinvolgendo, dunque, tutti gli spettatori nell’immersiva rappresentazione. All’arrivo in sala, i partecipanti hanno trovato le sedie disposte in cerchio intorno ad un microfono decorato con un giglio e in sottofondo una musica liturgica. Nunzio era già seduto su una delle sedie e ad un tratto si è alzato iniziando a parlare. Il protagonista ha subito comunicato di avere una “Rivelazione” da fare al suo pubblico, o meglio, al circolo di fedeli che il suo pubblico stava a rappresentare in quell’occasione, spiegando che ogni mese sceglie di riunirsi così, in modo che ognuno possa raccontare ai propri compaesani la propria “Rivelazione”.

In “quel paese” (specifico di questa prima parte della quadrilogia) c’è una bambina che tutti chiamano Maria, creduta una “Madonna in terra” e che, in quanto tale, capace di dispensare miracoli. Ma il monologo di Nunzio è duramente concentrato per dimostrare agli altri la falsità di quella superstizione, per proteggere quella bambina dalle violenze a cui sarebbe sottoposta ogni giorno. E a fargli scattare la molla è un episodio ben preciso: un giorno a scuola, entrando in palestra, avrebbe trovato Samantha completamente nuda, attorniata da dei ragazzi che la toccano per poter ricevere il proprio miracolo, quasi come se la ragazzina fosse la personale fontana dei desideri di ciascuno di loro. L’episodio raccontato è la chiave di svolta per il superamento della timidezza e della paura – a tratti indecisione – del protagonista in scena: «Ci sarà sempre una paura con cui fare i conti!». E’ a quel punto che il personaggio di Nunzio ha capito di non poter più stare in silenzio. La sua “atipica Rivelazione” è proseguita tra momenti di esitazione e “zompi” sulle sedie dovuti a scatti di ira funesta. Rabbia incontrollabile verso l’ignoranza che ha generato una situazione in cui una bambina non vive con tranquillità la sua età, poiché costretta, a scuola e a casa, a dispensare miracoli sopportando che tutti la tocchino.

Il monologo ha tentato a tratti, per necessità e disperazione, di diventare un dialogo, interpellando il pubblico molte volte e cercando in esso quasi la determinazione necessaria e l’approvazione di quella metamorfosi. Colpisce e convince lo spettatore quel flusso di coscienza, nervoso e concitato, pieno di intercalari siciliani che hanno reso benissimo l’idea della partecipazione emotiva provata da questo professore timido e insicuro, ma anche molto molto caparbio.